Storia

Da alpeggio a rifugio partigiano

Paraloup è un villaggio di una dozzina di baite posto a 1.360 m di quota nel vallone laterale di Rittana, in Valle Stura, provincia di Cuneo, e fu tradizionalmente abitato come pascolo estivo.

Il toponimo occitano, che significa “al riparo dai lupi”, la dice lunga sulla vocazione storica del luogo, che tra il settembre 1943 e la primavera del 1944 ospitò il primo quartier generale delle bande partigiane di Giustizia e Libertà del cuneese, capitanato fra gli altri da Duccio Galimberti, Dante Livio Bianco, Giorgio Bocca e, in seguito, dallo stesso Nuto Revelli.

Fu una fucina di libertà, un luogo in cui circa 200 giovani, dell’età media di 20 anni, di ogni estrazione sociale si radunarono da tutto il Paese per ricevere formazione politica e militare in vista della lotta per la liberazione dal nazifascismo e la ricostruzione di un’Italia democratica.

Nuto Revelli si unì alla Banda “Italia libera” di Paraloup nel febbraio del 1944, prima di spostarsi insieme alla IV Banda nel Vallone dell’Arma e poi in Francia.

La vocazione di fucina democratica del luogo fu attuabile solo grazie alla fondamentale collaborazione da parte della comunità degli abitanti della Valle. Senza aiuto da parte dei valligiani, la banda non avrebbe potuto organizzarsi per operare nelle pesanti battaglie dei rastrellamenti del 1944.

La Resistenza di Paraloup, dunque, è una storia di Resistenza di comunità. Partigiani, montanari, ebrei (i profughi da Saint Martin Vésubie), tutta una comunità si strinse e lottò insieme per riconquistare la pace e la libertà, nonostante la fame e l’asprezza dell’ambiente.
Di questa storia di lotta comune racconta il volume Resistenze: quelli di Paraloup, pubblicato da EGA Edizioni a cura di Beatrice Verri e Lucio Monaco.

Video di Teo De Luigi sulla storia del recupero della borgata partigiana di Paraloup con documenti originali d’archivio ©ANCR

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